6 Aprile 2009, il terremoto che sconvolse l’Aquila: L’Italia è chiamata ad “Abbracciarla”, accendendo una candela!
Il racconto di quei tragici momenti tra paura, shock, solidarietà, speranza e rinascita nell’intervista allo stimato professionista aquilano Mauro Basile presidente regionale di ANACI Abruzzo.
La storia de L’Aquila ricorda molto quella mitologica dell’Uccello Sacro, la Fenice, che risorgeva dalle sue ceneri dopo la morte.
Una storia cominciata nella notte tra il 5 e il 6 aprile del 2009, quando alle 03:32 del mattino una scossa di magnitudo 6.3, in pochi minuti distrugge tutto il centro storico de L’Aquila, gran parte della città nuova e molti paesi vicini.
Una catastrofe che coglie nel sonno migliaia di persone radendo al suolo case, monumenti, edifici storici, ospedali, università. Il bilancio è pesantissimo: 309 vittime, 1.600 feriti, decine di migliaia gli sfollati. Tra i paesi distrutti c’è anche Onna, che, rasa completamente al suolo, diverrà il simbolo della tragedia.
È in quel momento, però, che la macchina dei soccorsi si attiva immediatamente e a L’ Aquila arrivano migliaia di volontari che si mobilitano da tutta Italia.
Strenuamente vigili del fuoco e protezione civile riescono a estrarre vive dalle macerie tante persone e i feriti vengono ricoverati negli ospedali più vicini.
Ma quella del 6 aprile non è l’ultima scossa che colpisce L’Aquila. Nei due mesi successivi, infatti, la terra continua a tremare: oltre 35mila scosse, una media di una ogni due minuti e mezzo.
E l’Aquila, già devastata fisicamente e moralmente, è costretta ad affrontare il terrore costante di un nuovo sisma e, al tempo stesso, ad allontanare il terribile ricordo di quella tragica notte.
A raccontarci quei momenti terrificanti, vissuti in prima persona, è Mauro Basile : stimato professionista aquilano e attuale presidente Regionale dell’Associazione ANACI ABRUZZO (associazione nazionale amministrazioni condominiali e immobiliari) che è stato tra i protagonisti, in prima linea, della ricostruzione, della rinascita di una città solo apparentemente morta.
Mauro, lei dove si trovava quella notte e, soprattutto, quali sono i suoi ricordi?
Io abitavo a trecento metri dalla Casa dello Studente, il punto che probabilmente ha subìto più danni.
Erano mesi che si susseguivano scosse e che scappavamo in strada, era diventata un’abitudine ormai.
Tuttavia eravamo stati rassicurati che si trattava solo di “energia sprigionata”. In pratica nessun pericolo.
E invece… quella notte accadde la tragedia. Io stesso, preso alla sprovvista e nel sonno, non riuscii a scappare da casa!
Era tardi. E allora afferrai i miei figli, li protessi col mio corpo e, sotto una trave, attendemmo lo scorrere di quegli interminabili 20 secondi mentre le pareti di casa si squarciavano e il palazzo si contorceva.
Fortunatamente voi vi siete salvati! Che impressione le ha fatto uscire poi, e ritrovarsi circondato dalle macerie?
Di quel momento ricordo solo un grosso polverone ( era crollato un edificio vicino alla mia abitazione), una intensa puzza di gas e grida, urla disperate di gente che chiedeva aiuto.
Ha presente le immagini di guerra? Così…
Dopo il comprensivo shock iniziale, però, so che lei si è rimboccato repentinamente le maniche e si è attivato!
Esattamente! A quei tempi ero un amministratore di oltre 100 condomìni e, tra le macerie, realizzai che il ruolo mio e dei miei colleghi era quello di rappresentare chi ci viveva, in quel palazzi crollati o danneggiati. E allora io e una mia collega contattammo subito la Protezione Civile e l’allora prefetto Franco Gabrielli ci riconobbe immediatamente quella funzione importante che noi auspicavamo e ci conferì il potere di contattare tecnici ed esperti del settore, di presentare progetti e di richiedere in prima persona i contributi necessari per la ricostruzione. Ricordo che organizzavamo assembee per strada con ingegneri e condòmini. E fu l’inizio quello, dal 2009 fino al 2011 quando arrivano i contributi e i cantieri erano praticamente ovunque!
Mauro, quanto è stata importante la solidarietà umana e fattiva degli italiani?
È stata straordinaria! Sono accorsi migliaia di volontari e Vigili del fuoco dal Nord al Sud, indiscriminatamente.
Le racconto un episodio: uno di quei Vigili, un giorno mi accompagnò in casa mia per recuperare abiti o generi di prima necessità. In quel momento ero a telefono con mio figlio che mi chiedeva di recuperare un orsetto di peluche. Io ero intontito, lo ammetto, e gli spiegavo che era impossibile. Sa che quel vigile, ascoltando la telefonata, ha poi cercato quel pupazzo per più di un’ora fino a trovarlo?
Ecco, lei deve sapere che da noi i Vigili del fuoco sono sacri, sono adorati.
L’ Aquila e la sua testarda gente si si sono rimessi in piedi,mi conferma Mauro?
Direi di si, infatti da un anno a questa parte, anche grazie ad un grande evento di musica Jazz che si svolge da noi e che richiama arrtisti e visitatori da ogni parte d’Italia, gli aquilani si sono riappropriati del centro storico e riaperto negozi e attività ! Fino alla recente epidemia purtroppo, una vera mazzata per noi…
Lo è per tutti ovviamente ma questa città era già stata messa duramente alla prova!
A proposito di questo, ogni anno in occasione della commemorazione del terremoto si svolge una commovente fiaccolata che vede protagonisti tutti voi cittadini, si leggono persino i nomi di chi, allora, perse la vita.
Ora però, a causa delle misure attuate per impedire la diffusione del covid19, non si terrà. Vero?
Si, quest’anno non potremo farla ma ciascuno di noi è stato incoraggiato ad accendere una candela in casa sua e a pregare. Questo invito è esteso a tutta l’Italia, la stessa Italia che ci è stata vicina sempre e a cui noi siamo grati!
Grazie per la sua testimonianza Mauro, io questa notte accenderò certamente una candela e il mio pensiero sarà con tutti voi, con L’Aquila.
#restiamoacasa
#andràtuttobene
credits: twikie.it